Vaniloqui, ovvero mica tanto Tranquillo

Posted on 11 Maggio 2010

0


Intervista polemica a don Mauro Tranquillo della FSSPX, nonostante la revoca della scomunica da parte di Benedetto XVI. 

«La Chiesa di oggi sostiene tesi per cui, negli anni passati, si veniva dichiarati eretici».

«Il ruolo del sacerdote è svuotato, è al massimo un animatore o un assistente sociale».

«Benedetto XVI e Giovanni Paolo II hanno propagato degli errori da un punto di vista della dottrina, e non siamo felici di venire accomunati all’eresia del modernismo della Chiesa di oggi».

«Le dichiarazioni sull’Olocausto’ Posizioni assurde, ma non vedo il problema. Del resto nessuno si scandalizza e nemmeno ribatte se c’è chi sostiene che Gesù Cristo non sia mai esistito».

E ancora «Le religioni non sono tutte uguali. E l’incontro di Assisi è stato un vero scandalo».

A parlare è don Mauro Tranquillo, giovane prete di Lomazzo, 31 anni, che esprime le posizioni della Fraternità Sacerdotale San Pio X, nota come “lefebvriana”. Il movimento, alla ribalta il questi giorni per le dichiarazioni del vescovo Richard Williamson sull’Olocausto («Nei campi di sterminio morirono 300mila uomini, e non 6 milioni», oltre a «le camere a gas non sono mai esistite», a cui però la Fraternità ha già replicato sostenendo che «non rivestono in alcun caso la posizione dei “lefebvriani”»), fu scomunicato da Giovanni Paolo II nel 1988, atto revocato sabato scorso, 24 gennaio, da Benedetto XVI.

Ma don Mauro, l’unico “lefebvriano” della provincia di Como, nato a Lomazzo ed ex studente del liceo classico Volta, non pare fare salti di gioia. «Siamo sempre stati fedeli alla Chiesa romana, e questo nonostante la scomunica – dice – ma condanniamo le eresie professate anche all’interno».

Andiamo con ordine, però, partendo dai numeri: i lefebvriani” nel mondo contano 500 sacerdoti e sei seminari, e in Italia tre case, a Rimini, dove c’è don Mauro, a Montalenghe (Torino) e ad Albano Laziale. Prendono il nome da Marcel Lefebvre, fondatore del movimento. Sul Lario non esiste una chiesa e i fedeli comaschi devono spostarsi per pregare nella cappella di Seregno.

Al centro del discutere ci sono la chiesa post Concilio Vaticano II e le innovazioni apportate. A partire dalla nuova messa, quella in volgare, che «non esprime i dogmi cattolici su sacerdozio e sacrificio – dice don Mauro – È solo un’assemblea presieduta da un sacerdote dove viene ricordata una specie di cena. Non esprime il cuore della dottrina cattolica».

Presa di mira è anche la libertà religiosa. «Le altre religioni possono essere accettate, ma solo per motivi di ordine pubblico. Sono false, e uno Stato cattolico non può dare alle altre confessioni gli stessi diritti, ma deve riconoscere la sovranità di Cristo e della Chiesa. La verità non può essere uguale all’errore. Così insegnavano infallibilmente i papi.

Invece il Concilio ha riconosciuto ad ogni uomo il diritto a professare la propria fede, e ad ogni religione di essere riconosciuta dalla società civile. Ma la nostra dottrina arriva da Gesù Cristo, è stata tramandata per anni dai papi, e quello che era vero prima del Concilio non può di colpo non esserlo più.

Oggi si vuol far credere che tutte le religioni portano alla salvezza, ma è solo un grosso equivoco. E partecipare a incontri come quello di Assisi è una cosa blasfema».

Presi di mira da don Mauro sono anche i vescovi – «Il Concilio sostiene che il collegio dei vescovi ha un potere uguale al papa, e che il potere del governo dei vescovi non viene dal papa ma dall’ordinazione episcopale. Questa è una tesi che per anni è stata condannata dalla chiesa» – e, soprattutto, i sacerdoti. «Io conoscevo bene la diocesi di Como e avevo pensato di entrare in seminario. Ma mi sono reso conto in tempo della differenza con gli insegnamenti che la chiesa ha tramandato nei secoli. E le difficoltà di oggi, anche nelle vocazioni, sono pure figlie del Concilio».

In che senso?

«Che oggi il ruolo del sacerdote è stato svuotato, è difficile distinguerlo dai laici che danno la comunione o leggono in chiesa. Perché dunque uno dovrebbe fare voto di castità se può fare le stesse cose da laico’ Oggi i preti sono degli animatori dell’oratorio o poco più. Cose giuste, ma non si può ridurre tutto a questo. I nostri seminari invece non perdono vocazioni, e il numero di sacerdoti in rapporto ai fedeli è alto. Eppure viviamo pure noi nella società moderna».

Cosa pensa del papa che ha scomunicato i “lefebvriani”, Giovanni Paolo II, e di quello che li ha riammessi, Benedetto XVI?
«Che hanno propagato degli errori dal punto di vista della dottrina. Soprattutto, per Benedetto XVI, quella dell’origine del potere dei vescovi. E poi hanno fatto cose inaccettabili nell’apertura alle altre religioni. Pregare nelle moschee, o in un tempio protestante, è una cosa inaccettabile, contro il primo comandamento». Di inaccettabile però ci sono anche le dichiarazioni di un “lefebvriano” sull’Olocausto. «Conosco bene il vescovo Williamson, è una persona intelligente. Le sue posizioni sono assurde, ma al posto di scandalizzarsi basterebbe portargli dei documenti che lo smentiscano. Ammetterebbe il suo errore. E poi oggi c’è anche chi nega l’esistenza storica di Gesù Cristo, ma di questo nessuno si scandalizza».

tradizione.biz